Anche chi dorme in un angolo pulcioso
coperto dai giornali, le mani a cuscino,
ha avuto un letto bianco da scalare e un filo
di luce accesa dalla stanza accanto,
due piedi svelti e ballerini a dare calci al mare
nell’ultima estate da bambino,
piccole giostre con tanta luce e poca gente e un giro soltanto.
Anche questi altri strangolati da cravatte
che dentro la ventiquattrore portano la guerra,
sono tornati con la cartella in braccio al vento
che spazza via le foglie del primo giorno di scuola,
raggi di sole che allungavano i colori sugli ultimi
giochi tra i montarozzi di terra e al davanzale di una casa senza balconi,
due dita a pistola.
Anche quei pazzi che hanno sparato alle persone
bucandole come biglietti da annullare,
hanno pensato che i morti li coprissero
perché non prendessero freddo e il sonno fosse lieve,
hanno guardato l’aeroplano e poi l’imboccano
e sono rimasti così, senza inghiottire né sputare,
su una stradina e quattro case in una palla di vetro
che a girarla viene giù la neve.
Anche questi cristi,
caduti giù senza nome e senza croci,
son stati marinai dietro gli occhiali storti e tristi,
sulle barchette coi gusci delle noci
e dove sono i giorni di domani,
le caramelle ciucciate nelle mani
di tutti gli uomini persi
dal mondo
di tutti i cuori dispersi
nel mondo.
Quelli che comprano la vita degli altri,
vendendogli bustine e la peggiore delle vite,
hanno scambiato figurine e segreti
con uno più grande ma prima doveva giurare.
Teste crollate nel sedile di dietro
sulle vie lunghe e clacsonanti del ritorno dalle gite
e un po’ di febbre nei capelli ed una maglia
che non vuole passare
e i disperati che seminano bombe tra poveri corpi
come fossero vuoti a perdere come se fossero
pupazzi,
seduti sui calcagni han rovesciato sassi
e un mondo di formiche che scappava
le voci aspre delle madri che li chiamavano
sotto un quadrato di stelle dentro i cortili dei palazzi
e la famiglia a comprare il cappotto nuovo
e tutti intorno a dire come gli stava.
Anche questi occhi,
fame di nascere per morir di fame,
si son passati un dito di saliva sui ginocchi
e tutti dietro a un pallone in uno sciame,
leggeri come stracci e dove fanno a botte,
dov’è un papà che caccia via la notte
di tutti gli uomini persi
dal mondo,
di tutti i cuori dispersi
nel mondo.
Questo articolo è stato inserito il mercoledì, 23 dicembre 2015 alle 12:32 e pubblicato in Musica. Puoi seguire tutte le risposte a questa voce con il feed RSS 2.0.
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Ho sempre avuto il sospetto che l'amicizia venga sopravvalutata. come gli studi universitari, la morte o avere il cazzo lungo. noi esseri umani esaltiamo i luoghi comuni per sfuggire alla scarsa originalità della nostra vita. (Trueba)
24 dicembre 2015 at 00:57
Carissimo Antonio ti auguro un felice Natale.
Un abbraccio affettuoso.
Caterina
24 dicembre 2015 at 11:45
Grazie Caterina, ti auguro un sereno Natale. Ricambio l’abbraccio.
24 dicembre 2015 at 01:04
Bravissimo Claudio Baglioni, lo sei anche tu, un abbraccio e tanti auguri di Buon Natale, 🙂
24 dicembre 2015 at 11:46
Grazie Laura, tanti auguri per un felice natale. Ti abbraccio.
24 dicembre 2015 at 17:51
🙂